“Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano”, di Francesco Alliata

La mia recensione al volume di Francesco Alliata che è stato presentato il 27 giugno alla Libreria Coop Ambasciatori​ di Bologna, come secondo incontro de “Il cinema ritrovato all’Ambasciatori – 8 libri di Cinema sotto le Stelle”.

 

La mia ‘droga’ è stata la voluttà del fare, che ha reso frenetici i ritmi e le scelte della mia vita. Inventando cose nuove, ho cercato di costruire piuttosto che assistere passivamente allo sgretolarsi di un’epoca.

Non inganni il sottotitolo: se Il Mediterraneo era il mio regno è l’autobiografia di un aristocratico sicilianomediterraneo che attraversa quasi cent’anni di storia della Sicilia e del nostro Paese, Francesco Alliata è la figura meno gattopardesca che si possa immaginare.

Come racconta in queste pagine, Alliata non ha mai avuto paura di agire: grazie agli insegnamenti di una madre che riteneva doverosi la responsabilità, lo studio e un’operosità illuminata, ma senza dubbio anche a un’indole personale che a novantacinque anni non lo ha abbandonato, non ha mai esitato a rischiare per inseguire visioni ambiziose che avrebbero potuto portare lavoro e ricchezza anche alla sua terra. E anche quando non è riuscito nell’intento, non si è mai perso d’animo ed è sempre stato pronto a ricominciare.

Che la vocazione di Alliata sia sempre stata il “fare”, lo dimostra anche il fatto che l’autore è geloso della sua vita privata – oltre alla presenza formativa della madre, si intuiscono la presenza di una sposa comprensiva, e un affetto sincero per la figlia Vittoria, ma poco altro – e preferisce raccontare le sue passioni per il mare, l’industria, e soprattutto il cinema.

Forse perché “nato con la pellicola attorcigliata al collo” o per reazione all’invocazione dei Gesuiti per la liberazione “dai pericoli del cinematografo”, il cinema è la prima e più grande passione della vita di Alliata, dalle comiche guardate da bambino all’attività nei “CineGUF”, e poi durante la carriera militare, dall’istituzione di proiezioni gratuite per i soldati in attesa dell’imbarco nel 1940, alla fondazione del primo Cinereparto Speciale del Regio Esercito nel 1943, e alla difesa di Cinecittà e dell’Istituto Luce dopo lo sbarco alleato.

Dopo la guerra, l’amore per il cinema si fonde con quello per il mare: con l’amico Pietro Moncada, Alliata fonda la Panaria Films, e saranno loro le prime riprese cinematografiche subacquee mai realizzate, in una serie di documentari premiati in tutto il mondo. Quando l’ambiziosa realizzazione del film Vulcano non avrà il risultato sperato perché il film e la sua protagonista Anna Magnani vengono abbandonati da Rossellini in favore del fin troppo simile Stromboli con la nuova musa Ingrid Bergman, Panaria produrrà con Anna Magnani Le carrosse d’Or di Renoir dopo averlo negato a Visconti, “personaggio perverso” che lo avrebbe snaturato.

Il tentativo di far nascere una seria industria cinematografica in Sicilia, con tanto di finanziamenti agevolati in quello che avrebbe rappresentato un esempio ante litteram di film commission, non andrà a buon fine per la mancanza di volontà politica; e non molto diverso sarà il destino della successiva avventura industriale dell’autore nel settore della refrigerazione e dei gelati, iniziata quasi per caso nel 1956, velocemente cresciuta e poi naufragata per gli intralci dell’establishment.

Il volume, che si chiude con il racconto dei tentativi della famiglia Alliata di salvare le dimore di famiglia – Palazzo Villafranca e Villa Valguarnera – in una lunga ma alla fine fin troppo chiara storia di lasciti e di cessioni, è la testimonianza di una vita non banale, di una personalità certamente forte e battagliera ma sempre pronta a rischiare in prima persona e a rimettersi in gioco.

 

Francesco Alliata
Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano
Neri Pozza, 2015