Il trailer televisivo che viene trasmesso in questi giorni non permette di capirlo (presumo intenzionalmente, ma secondo me è un errore), quindi chiariamolo subito: Into the Woods di Rob Marshall è un musical. È un film per adulti. Non è una favola convenzionale. E Johnny Depp è uno sciagurato (pochi minuti da minimo contrattuale per poter mettere il suo nome nei titoli, tirati via con un look e un costume orribili, rovinando uno dei più interessanti e inquietanti personaggi mai apparsi a Broadway).
Ma se rispetto alla versione originale del musical di Stephen Sondheim e James Lapine c’è qualche taglio in più di quanto avrei desiderato, gli attori sono (quasi) tutti eccellenti, gli arrangiamenti perfetti, e la messa in scena sontuosa. Nel complesso mi è piaciuto, molto.
Pur con tagli e modifiche, alcune delle quali significative, il testo di partenza non è stato troppo “disneyzzato” rispetto alla versione teatrale, anzi in certi punti è persino più dark, e rimane uno dei più belli e complessi della storia del teatro musicale. Peccato che oltre alla pessima prestazione di Depp, nell’episodio di Cappuccetto Rosso i doppi sensi sessuali spariscano quasi; del resto, anche il costume del lupo è piuù da cartone animato fi Tex Avery e – comprensibilmente – meno anatomicamente”suggestivo”.
La Streep invece è grandissima, come presenza, recitazione, e anche come cantante; Chris Pine gioca apertamente e con successo con il ruolo del principe figo, Anna Kendrick sa il fatto suo, e Emily Blunt è una vera sorpresa – ma quella donna sa fare tutto, musical, commedia, azione?
È stata mantenuta la complessa struttura di significato di tutto il testo sulla necessità di affrontare l’ignoto, crescere e lasciar crescere, imparare a scegliere e prendersi le proprie responsabilità e allo stesso tempo aiutare gli altri e contare su di essi. Ogni canzone può essere letta a più livelli, e parla alla vita di ciascuno di noi.
Non ho visto la versione italiana, ma dai trailer credo di capire che si alternmano lunghi brani musicali sottotitolati a (poche) scene doppiate:
e anche questo sarebbe un errore, perché il parlato molto spesso è un recitativo obbligato e ritmico – in un caso, addirittura un rap – che nella versione inglese si trasforma gradualmente in canto. E questo doppiandone una parte va perso: se è possibile è quindi da vedere in originale.
Per quanto mi riguarda, io lo rivedrò volentieri.
Careful the things you say
Children will listen
Careful the things you do
Children will see
And learn
Children may not obey, but children will listen
Children will look to you for which way to turn
To learn what to be
Careful before you say “Listen to me”
Children will listen
Careful the wish you make
Wishes are children
Careful the path they take
Wishes come true, not free
Careful the spell you cast
Not just on children
Sometimes a spell may last
Past what you can see
And turn against you
Careful the tale you tell
That is the spell
Children will listen
(Stephen Sondheim e James Lapine)