Leopardi, il giovane fenomeno?

Ahimè, quando a Venezia ho visto “Il giovane favoloso” volevo farmelo piacere ma, nonostante la stampa italiana (con la sola eccezione de “Il Foglio”) lo abbia elogiato, non ci sono riuscito. Troppa enfasi in questo film, e troppo di tutto…

Troppo lungo, tanto per cominciare: la prima parte, ambientata a Recanati, è interminabile, e ciononostante la famiglia è caratterizzata a colpi d’accetta – avrei voluto sapere di più dell’infanzia di Giacomo, capire perché tre fratelli cresciuti nello stesso ambiente siano diventati così diversi, e che fosse approfondita la personalità della madre, che da quanto sappiamo aveva turbe significative; e non solo quella del padre, che qui appare più conservatore di quanto fosse in realtà.

001204_zps3324a367Eccessivo Elio Germano : è possibile che Leopardi fosse effettivamente così curvo e spiritato, ma il personaggio di un film deve soprattutto sembrare credibile, e Germano troppo spesso lo carica a tal punto da farlo sembrare Marty Feldman; e personalmente non mi piace come recita i versi di Leopardi. E del resto tutta la recitazione a mio giudizio è sopra le righe, forse perché Martone è anche regista teatrale; ma il cinema è cosa diversa e richiede più sfumature. Solo Michele Riondino è in parte, e forse troppo, perché il suo Ranieri sciupafemmine ruba la scena al protagonista.

Troppe le voci fuori campo: anche quando si parla di un personaggio letterario un film deve mostrare, non far dire.

Troppo il compiacimento nelle ricostruzioni storiche e d’ambiente: accuratissime, sontuose, ma spesso fini a se stesse – e alcune sequenze mi sono sembrate fuori luogo o comunque troppo dilatate, come la “discesa agli inferi” napoletana che non mi risulta avere basi storiche (ma sarei lieto di essere contraddetto).

il-giovane-favoloso-2-high_zps18b64306Sarebbe invece appropriata la colonna sonora, se non fosse per un paio di inutili e anacronistiche intrusioni di canzoni moderne – oltretutto in inglese – che escono “a sorpresa” tra brani di Donizetti e Rossini, e contrastano quindi con il tono del resto del film.

Per la popolarità del cast, l’importanza della produzione e il battage pubblicitario che ne è conseguito, sarà sicuramente un successo al botteghino; ma per quanto mi riguarda lo considero un’occasione mancata; e la giuria sembra aver condiviso qualche perplessità, perché poi di Leoni non se ne sono visti.

 

(pubblicato originariamente su “Fuori Corso – Sguardi sulle periferie del cinema”)